DIARIO DI VIAGGIO

Tiruvannamalai

Il Cuore di Shiva e la Montagna Sacra

A Tiruvannamalai, meditiamo nell’Ashram di Ramana Maharshi.

“Chi sono io?”

Questa domanda sembra risuonare dentro di me per tutto il resto del viaggio.

Tiruvannamalai è una città che inizia ad un pellegrinaggio interiore.

Arriviamo qui con il sole ancora alto. Il tempio di Arunachaleswarar si erge come un guardiano antico, con la sua gopuram che svetta verso il cielo, scolpita con migliaia di divinità e simboli esoterici.

Ma il cuore di Tiruvannamalai non è solo il tempio: è Arunachala, la montagna sacra.

Si dice che Arunachala non sia una montagna qualunque. Secondo i testi sacri, è Shiva stesso, solidificato in pietra, manifestatosi come una fiamma per illuminare l’umanità. È il monte della realizzazione, il luogo dove il cercatore spirituale può dissolversi nel divino.

Meditazione nell’Ashram di Ramana Maharshi

Non si può venire a Tiruvannamalai senza visitare l’Ashram di Ramana Maharshi.

Ramana non è stato solo un maestro spirituale: è stato una porta verso l’infinito. Il suo insegnamento era semplice e diretto: “Chi sono io?” Questa domanda è un fuoco che brucia l’illusione e lascia solo la verità.

Ci sediamo in silenzio nella sala di meditazione. L’energia qui è potente, avvolgente, densa come una carezza invisibile.

Chiudo gli occhi. Respiro. Lascio che la mente si dissolva.

Per qualche istante, c’è solo presenza.

La notte scende su Tiruvannamalai. I devoti iniziano il Girivalam, il pellegrinaggio intorno alla montagna. Andiamo con loro.

Girare intorno alla montagna sotto la luna, con Arunachala che veglia su di noi, è un’esperienza indescrivibile. Il suono dei mantra che si mescola al battito del cuore, l’energia quasi paradossale di questo pellegrinaggio che attraversa tutta la città, con il suo traffico e i suoi colori, per portarti in dei santuari che sono piccoli scrigni di energia potentissima.. questo viaggio in India è un vero e proprio pellegrinaggio dell’anima.

Un incontro speciale

Vorrei finire raccontandovi un ultimo aneddoto.

Durante la visita a Tiruvannamalai, mentre percorriamo i sentieri che circondano la montagna sacra di Arunachala,  accade qualcosa di inaspettato. Era giorno, il sole batteva forte sulle rocce, e il nostro gruppo di viaggiatori si muoveva tra piccoli templi e spazi di meditazione immersi nella natura.

A un certo punto, ci siamo imbattuti in uno yogi, che aveva il suo piccolo ashram all’ombra di un albero. Aveva un’aria serena, lo sguardo penetrante e una presenza che trasmetteva qualcosa di indefinibile, quasi fuori dal tempo. Quando mi ha visto, ha sorriso come se mi conoscesse già. Senza esitazione, mi ha chiamato.

Poi mi ha porso un libro, un testo di filosofia esoterica dello Yoga molto raro, e mi ha detto con semplicità: “Insegnalo a tutti.” Non ha spiegato altro, come se fosse ovvio, come se sapessi già cosa fare.

Il nostro gruppo è rimasto sorpreso dalla scena, ma lo yogi non sembrava avere bisogno di ulteriori parole. Dopo aver accettato il libro, ci siamo allontanati, ma quel momento è rimasto impresso in me.